Emergenza Covid e cibo sano.

Quanto ne avremo ancora a disposizione?

In epoca di infezione da Covid-19, anche se è arrivata la tanto desiderata fase due, rischiamo di rimanere senza frutta e verdura.

Martedi 5 maggio, alle Iene, è stato fatto un servizio sull’enorme crisi che sta condizionando il lavoro agricolo: in questo periodo di limitazioni negli spostamenti, senza più braccianti stranieri a raccogliere gli ortaggi, i prodotti rischiano di essere raccolti fuori tempo massimo per poter esser commercializzati.

Al di là di tutti quelli che possono essere i discorsi legati alla manodopera straniera, alla mancanza di quella italiana, alla possibilità di reinventare in braccianti i detentori del reddito di cittadinanza e alle aziende che falliscono senza aiuti statali, vorrei porre l’attenzione su un unico fattore:

il cibo sano costa troppo.

Prodotti industriali, snack e junk food, anche la carne industriale, costano poco, sono pratici e facili da reperire.

La frutta e la verdura costano care.

Costa caro lavorare ed è ancora legato agli eventi climatici a volte avversi ed imprevedibili, costa troppo ed è diventata una rarità trovare gli operatori, costa troppo il rincaro dal produttore al consumatore.

Eppure è la stessa organizzazione mondiale della sanità che raccomanda di mangiare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura di stagione.

Frutta e verdura che sono prevalentemente senza calorie, ricche di vitamine ed oligoelementi, molte a basso indice glicemico.

Frutta e verdura che ci sazia e che ci permette di idratarci.

Come ci ricorda Slow food, mangiare frutta e verdura di stagione permette di affidarsi a coltivazioni con bassi costi energetici, evitando le produzioni ottenute in serre riscaldate, o quelle provenienti da paesi lontani.

Significa anche gustare i prodotti nel momento in cui sono in grado di offrire il massimo delle loro caratteristiche qualitative e gustative.

Un fagiolino o un pomodoro coltivato all’aperto e raccolto nella stagione giusta è più buono e sano di uno di serra o che è stato raccolto ancora acerbo e ha viaggiato per migliaia di chilometri.

Quando avremo un sistema che ci permetterà di avere cibo sano, biologico, di qualità a un prezzo basso, che potrà dare la possibilità a tutti di stare in salute, allora potremmo dire di essere un paese civile.

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